Bateman ormai conosceva a menadito tutta la penosa trafila che serviva per trovare un nuovo posto di lavoro. Ma aveva bisogno di tirare un po’ di coraggio da una Player’s Medium, prima di entrare nell’Agenzia di collocamento di Margaret Mead. Sapeva che non era più un’opera pia: nessuno ti offriva più il tè nelle agenzie. Ma lui in Margaret Mead
aveva fiducia. La sua faccia era il suo marchio di fabbrica, brillava su ogni rivista, quotidiano e stazione della metropolitana di Londra. Infatti, mentre snocciolava la sua storia, lei lo ascoltò proprio come il buon confessore che lui aveva sperato: sei mesi in un bar, un anno a consegnare buste paga, otto mesi a immettere dati in un computer, due
anni come impiegato di un allibratore, tre anni in fabbrica, due estati in un cantiere edile, addetto in una sala di Bingo, autista d’autobus…
«Una cosa è certa, signor Bateman: a lei piace cambiare…»