L’Arci ci obbligava a confessarci ogni domenica, prima della messa, e allora si infilava la sciarpa viola al collo, si sedeva su una panca della piccola cappella della sacrestia e chinava il capo.
– Cos’hai fatto? chiese sconsolato quella volta.
– Io? Niente Arci, lo giuro, non c’ero neanche. Io non ho fatto niente. Non l’ho neanche toccato quel bidone.
– La
Nedina ha detto che c’eri anche te.
Il mio Signore aveva una rete di informatori incredibile, roba da Starski e Hutch.
Era pericoloso.
– Ma io guardavo solo, Arci, supplicai e mi sembrò di sentire le ossa del naso scricchiolare paurosamente, allungandosi.
L’avevo staccato da terra, quel maledetto bidone.
– E poi traballava già, Arci, dissi.
– Lasciamo perdere. Ti tocchi?
– In che
senso?
– In nessun senso. Ti tocchi o no?
– Ogni tanto mi pizzica la testa…
– See, ciao. Come va in casa?
– Nonna ha avuto una colica l’altra notte, Arci, non immagini neanche che puzzo c’era in…
– Ma no, no, ti sei comportato bene, hai fatto il bravo?
– Sì. Cioè, no. Ho fatto arrabbiare mamma.
– Non bisogna
fare arrabbiare la mamma, dobbiamo imparare ad avere rispetto per i nostri genitori.
Sì, vabbè, mi venne da dirgli, però non posso stare seduto un momento che mi manda da qualche parte a prenderle qualche cosa. Ma stetti zitto.
– Il nonno?
– È caduto con la vespa, Arci e... ah no, con nonno tutto bene. Sono stato così buono che
mi ha dato duemila.
– Bene. Bisogna imparare a rispettare i nostri vecchi.
– Parole sante, Arci.